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Nonno Manlio

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    Episodio 25: nonno Manlio e la pesca dei cavedani

    Una lezione di vita sul valore dell’obbedienza al Paperotti. Nonno Manlio racconta questa volta una sua avventura da ragazzino. Aveva undici anni e per non aver ascoltato l’adulto a cui era stato affidato per andare a pesca, si è trovato ad affrontare una situazione che lo ha messo a dura prova… superata con coraggio.

    Ancora una storia infantile di nonno Manlio al Paperotti.

    D’estate Manlietto andava nella villa di nonna Nora, a Laigueglia. Ospite della nonna c’era anche zio Giugi, che aveva vent’anni più di lui. Era un impiegato Fiat sempre allegro, cantava in coro con gli amici, faceva scherzi, raccontava barzellette, e soprattutto era un accanito cacciatore e pescatore. Fu lui che iniziò Manlietto alla pesca ‘seria’. Per i suoi undici anni gli regalò una canna ‘da grandi’ con gli anelli per il filo e il mulinello. Gli insegnò a farsi le lenze, ad attaccare gli ami, a fare i nodi, a calibrare i galleggianti a penna, tutto. Lo portava a pescare alla foce del Centa, ad Albenga, ed anche nei fondoni verdi della valle Arroscia, verso Pieve di Teco.

    Con loro c’era sempre Caiumi, un anziano e taciturno operaio di Modena. Una volta che Giugi non poteva venire, lo affidò a Caiumi che lo portò a Ranzo, sul fiume Arroscia. Fu una pescata così fruttuosa che Manlietto, all’ora di smontare la canna e venir via, non voleva smettere. Caiumi lo chiamava dal fondone dietro gli alberi: “Andiamo, Manlio, è tardi” e lui rispondeva sempre ‘arrivo’ ma non si decideva a smettere di tirar su cavedani.

    Quando finì era quasi buio. Smontò la canna, andò dietro gli alberi a cercare Caiumi, ma non trovò nessuno. Allora si ricordò che Caiumi l’ultima volta che l’aveva chiamato gli aveva detto “se non vieni me ne vado”. Aveva creduto che scherzasse, invece non scherzava. Si trovò solo, a 30 Km da casa, senza soldi e senza mezzi pubblici per tornare. Aveva solo 11 anni, ma non si perse d’animo. Camminò nel buio fino al paese vicino, entrò in un bar e raccontò la storia. Lo fecero subito telefonare alla nonna per tranquillizzarla, poi lo portarono da Ranzo ad Albenga, dove passava il pullman per Laigueglia e gli comprarono il biglietto. Manlietto arrivò a casa alle dieci passate, e si prese una bella sgridata da Giugi e nonna Nora.

    Da allora imparò che non tutti i grandi sono pazienti coi bambini. Caiumi era stato severo (forse anche troppo: se gli fosse capitato qualcosa l’adulto a cui era stato affidato ne avrebbe dovuto rispondere), ma in fondo gli aveva dato l’occasione di dimostrare che era un bambino coraggioso.

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