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Nonno Manlio

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    Episodio 27: nonno Federico e il segreto dei funghi

    Un altro ricordo diretto di nonno Manlio al Paperotti. Questa volta racconta di suo nonno Federico, il pittore musicista, che andava in villeggiatura ad Usseglio. Quando non andava in giro a dipingere, il nonno andava per funghi, e aveva un segreto infallibile per trovarli…

    Un sabato sera al Paperotti nonno Manlio volle regalare ai nonni presenti (e anche ai bambini, perché no?) un segreto di suo nonno, che si chiamava Federico.

    Nonno Federico era professore di musica al conservatorio di Torino, e come tutti gli insegnanti aveva tre mesi di ferie ogni estate. Li passava in montagna, ad Usseglio, dove si dedicava alla sua seconda grande passione dopo la musica: la pittura. Partiva con la sua cassetta che aveva dentro colori, pennelli e tavolozza, sceglieva il luogo da ritrarre e passava intere giornate a dipingere. I montanari che lo vedevano lo chiamavano “lou pitùr”, il pittore.

    Quando non dipingeva faceva lunghe passeggiate, oppure giocava a bocce con gli altri villeggianti, oppure ancora, col suo bel sigaro toscano o la sua pipa sotto i baffi, si intratteneva in amabili conversazioni ai tavolini dei caffè, dove la sua cultura, vasta eppure mai sfoggiata,  era molto apprezzata. Il “maestro”, come lo chiamavano tutti, sapeva parlare poco e bene, con osservazioni argute e battute folgoranti.

    Amava anche andare per funghi. Aveva i suoi posti, e tornava sempre a casa con la borsa piena di porcini bellissimi. Persino il suo amico Baril, un giovane montanaro del luogo che d’estate andava a funghi per rivenderli ai villeggianti e ai ristoranti, si chiedeva come facesse a trovarne tanti così. E lui effettivamente aveva un segreto, che non rivelò mai a nessuno tranne che alla moglie, nonna Tilde. Il segreto era un binocolo. Nonno Federico, che era anche un bravissimo direttore d’orchestra e autore di opere liriche, possedeva un binocolino da teatro, uno di quei piccoli binocoli che gli spettatori dei palchi più alti e più lontani usano per vedere meglio gli attori e i dettagli della scena. Il suo era potentissimo. Lo metteva in tasca, e quando era arrivato nei posti da funghi, anziché scarpinare in lungo e in largo sperando di capitarci sopra, osservava i terreni dal basso, perlustrandoli col binocolo. Così dei funghi vedeva anche i gambi, non solo le cappelle, che dall’alto si confondono con le foglie secche, e andava a colpo sicuro.

    Solo quando fu troppo vecchio per arrampicarsi a cercar funghi nelle ripide radure fuori dai sentieri, nonno Federico si decise a rivelare il suo segreto all’amico Baril, e gli regalò anche il binocolo. Il buon montanaro si ricordò di quel gesto fino a che fu vecchio anche lui. E quando molti anni dopo incontrava in giro per Usseglio nonno Manlio bambino, glie lo raccontava sempre.

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