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I Compiti: Fonte di stress o risorsa formativa?
Aiutiamo il bambino affinché il lavoro a casa diventi occasione d’apprendimento e di crescita.
Il momento dei compiti è una delle cause di maggiore stress nel rapporto fra genitori e figli; tensioni, contrasti e tempi infiniti occupano pomeriggi e weekend per fare qualcosa di apparentemente semplice e che necessita solo di buona volontà.
L’idea che fare i compiti sia una cosa semplice si fonda su un grande equivoco, poiché la complessità del momento è data da un insieme di diversi fattori e le difficoltà evidenziano quanto sia importante il lavoro a casa per sviluppare nel bambino un’autonomia operativa in cui le cose imparate a scuola possono essere fissate e attivate da solo.
PER FARE I COMPITI DA SOLI
La realizzazione dei compiti richiede al bambino la disponibilità emotiva a funzionare e a mantenere la concentrazione da solo, senza la rassicurazione e il contenimento dell’ambiente (fare mente locale); deve sapersi rappresentare e gestire i tempi, quelli necessari e quelli disponibili (spesso rinvia l’inizio dell’impegno fino a quando scopre di non avere più sufficiente tempo a disposizione) e, infine, saper pianificare i lavori, con la consapevolezza delle cose da fare, dei tempi necessari e delle priorità.
A questi elementi si deve aggiungere l’accettazione di un minimo senso del dovere e la tolleranza alla fatica mentale, senza tutela dell’ambiente e riparo da elementi di distrazione. La somma di questi fattori evidenzia quante implicazioni emotive e mentali siano comprese nel processo che definiamo semplicemente “fare i compiti”, e ci aiuta a capire quanto possa essere stressante.
LE REAZIONI ALLO STRESS
Le reazioni più comuni allo stress si manifestano con il sentirsi incapace, con il cercare di non fare o fare distrattamente, il rinviare il più possibile il momento d’inizio, l’attirare intorno a sé attenzioni e risorse della famiglia. I genitori si trovano inevitabilmente coinvolti in questi momenti pesanti, ricevono richieste confuse e pretese d’aiuto che spesso diventano “fai tu” e, fra scontri litigi e lacrime, sovente i genitori finiscono per attivarsi oltre il necessario pur di metter fine alle tensioni, vanificando la funzione stessa dei compiti, cioè quella d’imparare a lavorare in autonomia. A volte scaturiscono anche contrasti con le insegnanti, che invece richiedono che il bambino arrivi a scuola con i compiti fatti, ma fatti da lui.
COME AIUTARE IL BAMBINO
Concludiamo con alcune indicazioni su come aiutare veramente il bambino, affinché il lavoro a casa diventi occasione d’apprendimento e di crescita.
• Riepilogare le cose da fare, elencarle riconoscendone il livello di difficoltà e ordinarle secondo un qualche criterio, come ad es. non lasciare per ultime le cose più difficili, quando la stanchezza è maggiore.
• Organizzare il tempo, stabilire l’ora d’inizio e aiutare il bambino nel riconoscere il tempo necessario per la realizzazione di ogni frammento e della globalità delle cose da fare.
• Pianificare i lavori, stabilendo cosa fare prima o dopo, le pause e la verifica finale, secondo criteri sostenibili.
• Verificare a intervalli di tempo, poiché per il bambino può essere difficile mantenere “un’attenzione sostenuta” per lungo tempo. Il genitore è di supporto se si avvicina al termine di singoli spezzoni di lavoro per monitorare l’andamento (invece che una presenza costante al fianco).
• Intervenire solo nei momenti di difficoltà, quando il bambino lo richiede o lo manifesta con comportamenti particolari (sbuffi, lacrime o distrazioni).
In conclusione, non dimentichiamo mai che i compiti “sono del bambino”, servono per imparare a funzionare in autonomia, per fissare nella mente le cose imparate a scuola e per trasferirle nella vita di tutti i giorni.
Trovare la giusta distanza fra aiuto e tutela dell’autonomia di funzionamento è sicuramente la cosa più difficile per i genitori, ma anche la più importante per il bambino.
Mauro Martinasso
Psicologo – psicoterapeuta
(Direttore del Centro Ullisse)